Questo titolo ci riporta alla necessaria costruzione di Relazioni fondate sull’art. 4 comma 2 della Costituzione Italiana che recita:
“Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, una attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.”
Sostegno e Zucchero è Associazione Capofila del Progetto: “Volontari: un ponte tra generazioni” con riguardo a Bando Regionale di cui alla DGR 2241/2022, progetto conclusosi in novembre 2024 ed è altresì Capofila del Progetto “Ad alta speranza: il Volontariato di Relazione come strumento del prendersi cura”, di cui al Bando DGR 903/2024 che si avvierà in marzo 2025.
Il Progetto “Volontari: un ponte tra generazioni” ha visto il partenariato altresì delle Associazioni “Sentiero Facile “, “Servire L’Uomo”, oltre al coinvolgimento di altri soggetti Sociali e Istituzionali e la collaborazione ulteriore di Granello di Senape APS Reggio Emilia e del Coordinamento per l’educazione alla mondialità e al servizio su progettazione interventi.
Il Progetto “ Ad alta speranza: Il Volontariato di Relazione come strumento del prendersi cura” vede la nostra Associazione con partners quali le Associazioni “Sentiero Facile “, “Servire L’Uomo”, la “Croce Rossa”, la “Compagnia del SS. Sacramento-Caritas Reggiana-Missioni Diocesane “Onlus”, “Nuovamente ODV”.
Col Progetto “Volontari: un ponte tra generazioni, sono stati svolti tra gli altri: un Percorso formativo per nuovi volontari ed esperti per esperienza, un percorso formativo e di condivisione per volontari ed esperti per esperienza già attivi, un Percorso “Giovani in relazione”, ovvero dedicato ai giovani e al loro disagio. Tra i temi approfonditi, le emozioni come la vergogna di sentirsi diversi e la paura che “non si guarisce mai”, il dolore fisico e mentale, l’ansia, la violenza agita e subita, la dipendenza, il corpo.
Da queste esperienze è sorto il bisogno di spazi per giovani in situazioni di fragilità (salute mentale e/o dipendenze, ambiti spesso collegati), spazi sicuri che considerino la “cura” e la “salute” come qualcosa di integrale e non da relegare solo ai luoghi classici della salute.
Abbiamo assistito e partecipato tuttora alla creazione di relazioni autentiche che superano la dicotomia “utente – volontario” e ciò nel percorso formativo svolto, condividendo emozioni e interessi e trovando un modello RELAZIONALE ed ESPERENZIALE tramite gli ESP (Esperti per Esperienza) di espressione e di elaborazione del disagio, il cui impatto è stato misurabile già nel breve periodo sulle vite dei giovani partecipanti. Ciò ha suscitato una forte aspettativa non delegata di sperimentare un metodo di inclusione diverso e integrativo rispetto ai modelli oggi proposti dal servizio pubblico, che ha portato a voler co-progettare ulteriormente interventi anche post progetto per dare coerenza ed efficacia al lavoro formativo condotto INSIEME.
Il percorso svolto ha consolidato i rapporti col CSV e le Istituzioni coinvolte, in quanto incontrati in precedenza o per la prima volta da parte di giovani con fragilità.
Il progetto ha pertanto attivato nuove risorse fondamentali per la Salute di Comunità alla base delle politiche regionali e territoriali.
Invero il numero dei beneficiari di queste azioni non è solo quello qui “freddamente” riportato, bensì esso si dilata, ovvero si diffonde in cerchi concentrici ben al di là dei beneficiari diretti o indiretti di prima istanza. I partecipanti hanno maturato l’esigenza di trasferire le conoscenze ed esperienze acquisite alla comunità intera del mondo del volontariato reggiano e non solo.
Si è sviluppata , quasi irrefrenabile, una attività permanente dei giovani coinvolti, andata oltre la calendarizzazione degli interventi programmati, che ha generato, richiamandosi al titolo del progetto “ Volontari: un ponte tra generazioni”, una sorta di contaminazione reciproca proattiva e alla base, appunto, di una permanente volontà di co-progettazione e co-costruzione per assicurare continuità, come in un CANTIERE APERTO, in primis RELAZIONALE, indi sfociato sia in un rapporto stringente col CSV, che nel nuovo progetto sul bando Regionale 2024/26 approvato di recente dal titolo “Ad alta speranza: il Volontariato di Relazione come strumento del prendersi cura”.
La parola SPERANZA ha un valore inestimabile, soprattutto se riferita ai giovani con e “senza” fragilità coinvolti nel progetto non come meri destinatari bensì come parte attiva e generativa, nell’incontro altresì con ESP (Esperti per Esperienza) che già collaborano col DAISMDP (Dipartimento Attività Integrate Salute Mentale Dipendenze Patologiche) dell’Ausl Reggio Emilia.
Le criticità emerse sono da individuare in un contesto “frenetico”, dando a questo termine un significato anche “positivo”, ovvero di progettualità e interventi necessitati, diffusi, disseminati, che rischiano però di non relazionarsi e non essere conosciuti. Le criticità invero sono anche e appunto DOMANDE da ASCOLTARE, espressione di una voglia immensa di RELAZIONI, di PONTI, di SPERANZE da condividere, Le criticità ci hanno aiutato a comprendere che i nostri interventi non finiscono, non possono terminare con la fine di un progetto, bensì sono seme, lievito, SPERANZA a cui dare percorsi e SOGNI da vivere INSIEME, giammai in competizione, ad altri che stanno costruendo non loro progetti, ma pezzi di un MOSAICO senza fine. Tale criticità ha portato così al nuovo progetto a valere sul bando Regionale 2024/26 approvato di recente dal titolo “Ad alta speranza: il Volontariato di Relazione come strumento del prendersi cura”.